le promotrici
Do.N.N.E. in Europa - Do Not Neglect Experience
Barbara Balistreri Esperta di Politiche Sociali e del Lavoro, Welfare, Previdenza Sociale. Responsabile delle Relazioni Istituzionali ed Estere di un Ente del Terzo Settore di rilevanza nazionale che opera nel sistema delle tutele dei diritti dei più deboli, promosso da un’associazione sindacale. Coordinatrice nazionale di una federazione sindacale Donne. Promotrice Centro Studi Women Welfare Italia. Laureata in Scienze della Comunicazione, Editoria e Giornalismo iscritta all’ordine dei giornalisti Lazio, professione che ha perfezionato negli USA a New York presso una testata internazionale. Direttrice della rivista "La Tutela del Lavoro". Autrice di articoli ed approfondimenti su tematiche sociali, welfare, previdenza, tutela del lavoro, assistenza socio-sanitaria, tematiche sindacali. |
Elisabetta Biondi Esperta di Diritto tributario, fiscalità internazionale, Diritto europeo e internazionale. Laureata in giurisprudenza, abilitata allo svolgimento della libera professione forense presso la Corte di appello di Roma. Pubblico funzionario, ha rappresentato il ministero dell’Economia e delle Finanze presso le Istituzioni europee ed internazionali come delegata italiana al WP9 del CFA dell’OCSE in materia di fiscalità diretta ed indiretta. Si occupa di Affari legali e di legal compliance presso l’Agenzia delle Entrate. Dottoranda in Diritto e Impresa Università LUISS. Impegnata in Collaborazioni accademiche con Cattedra di diritto penale presso le Facoltà di Economia e commercio in diverse Università del Lazio. Autrice di numerose pubblicazioni in materia di giurisprudenza, diritto civile, diritto societario, diritto tributario |
|
Siamo le promotrici dell’Associazione “Do.N.N.E. in Europa (Do Not Neglect Experience)” - professioniste esperte in vari settori: sociale e welfare Barbara Balistreri, fisco e Lavoro Elisabetta Biondi, fiscalità e tributi Antonella de Maria, cultura e arte Michela Berti, provenienti dal mondo dell’associazionismo, del Terzo Settore e dal mondo accademico,
rivolgiamo, innanzitutto, il nostro più sentito ringraziamento all’ANMIL, da sempre attenta alla tutela e alla protezione sociale delle fragilità e delle situazioni di disuguaglianza con sensibilità e impegno e all’Ordine dei Consulenti del Lavoro per aver voluto accogliere la presentazione della nostra Associazione e, nell’ambito di un incontro così importante e di una cornice così prestigiosa; ne siamo molto onorate.
L’ Associazione “Do.N.N.E. in Europa (Do Not Neglect Experience)” è apolitica e apartitica, e nasce con il proposito di favorire e valorizzare le pari opportunità e il mainstreaming di genere in ambito socio-culturale, economico e formativo.
“Do.N.N.E. in questo caso non è una semplice parola ma è un acronimo che ci rappresenta: Do Not Neglect Experience - non sottovalutare l’esperienza, ovvero, non è solo una questione di genere, perché crediamo che la piena attuazione della parità di genere può passare solo attraverso il riconoscimento delle competenze, dell’esperienza e della attiva partecipazione femminile negli ambiti relativi al sociale, all'istruzione, alla formazione, alla cultura, alla politica, al lavoro, all'impresa e alle istituzioni.
L’obiettivo che ci prefiggiamo è quello di sensibilizzare la società alle tematiche relative alla dimensione di genere, con attenzione ai temi come il gender pay gap, il welfare di genere, gli incentivi al lavoro e all’imprenditoria.
Vogliamo affrontare il tema in modo non retorico, né demagogico ma con metodo scientifico.
È di qualche giorno fa la notizia che l’Italia ha guadagnato due punti percentuali nella classifica mondiale della Parità di genere. Ma questo dato, pur certamente positivo, va inserito nel contesto globale: secondo le proiezioni, il divario globale di genere in Italia sarà colmato - al ritmo attuale - tra 132 anni. Questo il tempo necessario per raggiungere la piena parità rispetto ai Paesi virtuosi come ad esempio l’Islanda, che ha colmato al 90,4% il divario.
Oggi possiamo fare i conti con un’Italia al femminile che avanza. Poco, ma avanza.
Anche a livello legislativo qualcosa si muove. La recente legge che prevede una redazione del rapporto di parità per favorire in Italia un maggior vigore nella parità retributiva e nella partecipazione delle donne al mercato del lavoro sta ponendo l’attenzione sulla questione e accende un faro sulla debolezza strutturale delle politiche attive del lavoro riguardo l’occupazione femminile.
La certificazione delle aziende avverrà anche sulla base di opportunità di carriera, policy sulla promozione della parità di genere e tutela alla maternità.
Ma gli ostacoli che si frappongono tra noi e l’Islanda sono ancora tanti.
Una delle cause più vecchie dipende dal retaggio culturale italiano che influenza il modo in cui viene visto il ruolo della donna nel mondo del lavoro.
Non aiutano inoltre le scarse politiche di welfare che danno poco margine per conciliare vita lavorativa ed esigenze familiari.
Dal 2019 a oggi sembravano insormontabili gli ostacoli che si frapponevano alla realizzazione delle parità di genere nelle posizioni di vertice in politica o nelle istituzioni. Da qualche anno qualche piccolo passo in avanti è stato compiuto per colmare il gender gap e le donne detengono un numero maggiore di posizioni di comando.
Con la 79° ricorrenza dell’8 marzo, possiamo dire che il nostro Paese ha raggiunto dei livelli storici di donne al comando mai registrato prima nella storia italiana. Attualmente siamo l’unico Paese al mondo in cui una donna premier si contrappone ad una leader del principale partito di opposizione.
I vertici delle istituzioni sono complessivamente sempre più di frequente donne. Insomma, l’inizio del 2023 vede una quota rosa che si estende a macchia d’olio, sia nelle istituzioni che in politica.
In contrapposizione a questi dati indubbiamente c’è il rischio di un’inversione di marcia che si sta intensificando in un contesto di crisi stratificate: inflazione, pandemia, emergenza climatica, guerre ed esodi su larga scala che stanno avendo un impatto sproporzionato sulle donne.
Occorre quindi una Accelerazione dei processi egualitari
L’Italia si colloca solo al 63° posto su 146 Paesi che hanno colmato il gender gap, a causa di un ritardo in ambito smart working unito a un'endemica precarietà. Il modello di lavoro basato sul conteggio delle ore in ufficio penalizza l'affermazione delle donne e incide di conseguenza sul tasso di natalità:
L’Associazione Do.N.N.E in Europa ha in programma una serie di eventi culturali, convegni e sessioni di studio utili a stimolare la riflessione sui fenomeni sociali del gender gap. Le iniziative saranno approfondite da un Comitato Scientifico che vedrà la partecipazione di personalità di spicco della scena culturale, sociale e politica, provenienti dal mondo accademico, scolastico, istituzionale ed imprenditoriale, associativo, garantendo elevati standard qualitativi, sia nella definizione delle linee culturali sia nell’attività di ricerca.
rivolgiamo, innanzitutto, il nostro più sentito ringraziamento all’ANMIL, da sempre attenta alla tutela e alla protezione sociale delle fragilità e delle situazioni di disuguaglianza con sensibilità e impegno e all’Ordine dei Consulenti del Lavoro per aver voluto accogliere la presentazione della nostra Associazione e, nell’ambito di un incontro così importante e di una cornice così prestigiosa; ne siamo molto onorate.
L’ Associazione “Do.N.N.E. in Europa (Do Not Neglect Experience)” è apolitica e apartitica, e nasce con il proposito di favorire e valorizzare le pari opportunità e il mainstreaming di genere in ambito socio-culturale, economico e formativo.
“Do.N.N.E. in questo caso non è una semplice parola ma è un acronimo che ci rappresenta: Do Not Neglect Experience - non sottovalutare l’esperienza, ovvero, non è solo una questione di genere, perché crediamo che la piena attuazione della parità di genere può passare solo attraverso il riconoscimento delle competenze, dell’esperienza e della attiva partecipazione femminile negli ambiti relativi al sociale, all'istruzione, alla formazione, alla cultura, alla politica, al lavoro, all'impresa e alle istituzioni.
L’obiettivo che ci prefiggiamo è quello di sensibilizzare la società alle tematiche relative alla dimensione di genere, con attenzione ai temi come il gender pay gap, il welfare di genere, gli incentivi al lavoro e all’imprenditoria.
Vogliamo affrontare il tema in modo non retorico, né demagogico ma con metodo scientifico.
È di qualche giorno fa la notizia che l’Italia ha guadagnato due punti percentuali nella classifica mondiale della Parità di genere. Ma questo dato, pur certamente positivo, va inserito nel contesto globale: secondo le proiezioni, il divario globale di genere in Italia sarà colmato - al ritmo attuale - tra 132 anni. Questo il tempo necessario per raggiungere la piena parità rispetto ai Paesi virtuosi come ad esempio l’Islanda, che ha colmato al 90,4% il divario.
Oggi possiamo fare i conti con un’Italia al femminile che avanza. Poco, ma avanza.
Anche a livello legislativo qualcosa si muove. La recente legge che prevede una redazione del rapporto di parità per favorire in Italia un maggior vigore nella parità retributiva e nella partecipazione delle donne al mercato del lavoro sta ponendo l’attenzione sulla questione e accende un faro sulla debolezza strutturale delle politiche attive del lavoro riguardo l’occupazione femminile.
La certificazione delle aziende avverrà anche sulla base di opportunità di carriera, policy sulla promozione della parità di genere e tutela alla maternità.
Ma gli ostacoli che si frappongono tra noi e l’Islanda sono ancora tanti.
Una delle cause più vecchie dipende dal retaggio culturale italiano che influenza il modo in cui viene visto il ruolo della donna nel mondo del lavoro.
Non aiutano inoltre le scarse politiche di welfare che danno poco margine per conciliare vita lavorativa ed esigenze familiari.
Dal 2019 a oggi sembravano insormontabili gli ostacoli che si frapponevano alla realizzazione delle parità di genere nelle posizioni di vertice in politica o nelle istituzioni. Da qualche anno qualche piccolo passo in avanti è stato compiuto per colmare il gender gap e le donne detengono un numero maggiore di posizioni di comando.
Con la 79° ricorrenza dell’8 marzo, possiamo dire che il nostro Paese ha raggiunto dei livelli storici di donne al comando mai registrato prima nella storia italiana. Attualmente siamo l’unico Paese al mondo in cui una donna premier si contrappone ad una leader del principale partito di opposizione.
I vertici delle istituzioni sono complessivamente sempre più di frequente donne. Insomma, l’inizio del 2023 vede una quota rosa che si estende a macchia d’olio, sia nelle istituzioni che in politica.
In contrapposizione a questi dati indubbiamente c’è il rischio di un’inversione di marcia che si sta intensificando in un contesto di crisi stratificate: inflazione, pandemia, emergenza climatica, guerre ed esodi su larga scala che stanno avendo un impatto sproporzionato sulle donne.
Occorre quindi una Accelerazione dei processi egualitari
L’Italia si colloca solo al 63° posto su 146 Paesi che hanno colmato il gender gap, a causa di un ritardo in ambito smart working unito a un'endemica precarietà. Il modello di lavoro basato sul conteggio delle ore in ufficio penalizza l'affermazione delle donne e incide di conseguenza sul tasso di natalità:
- In Italia lavora meno di una donna su due e sono solo il 17% nei livelli esecutivi e il 3% tra i Ceo.
- La differenza in busta paga fra un italiano e un'italiana è del 23,7%.
- L'occupazione femminile è più bassa laddove è più fragile la rete delle infrastrutture sociali.
- Le donne sono sottorappresentate nei settori a rapida crescita come quelli del Cloud Computing 14% della forza lavoro, aI 32% nelle materie scientifiche e ingegneria 20%. Nelle materie Stem, acronimo che sta per “scienze, tecnologia, ingegneria e matematica”, le donne rappresentano solo il 16% contro il 34% degli uomini.
- La formazione nelle materie Stem è uno snodo abilitante fondamentale anche per superare la sotto-rappresentanza femminile nelle professioni emergenti e, secondo l'Istituto Europeo per l'Uguaglianza di Genere, colmando questo specifico gender gap, l'Unione Europea incrementerebbe il Pil pro capite fino al 3%.
L’Associazione Do.N.N.E in Europa ha in programma una serie di eventi culturali, convegni e sessioni di studio utili a stimolare la riflessione sui fenomeni sociali del gender gap. Le iniziative saranno approfondite da un Comitato Scientifico che vedrà la partecipazione di personalità di spicco della scena culturale, sociale e politica, provenienti dal mondo accademico, scolastico, istituzionale ed imprenditoriale, associativo, garantendo elevati standard qualitativi, sia nella definizione delle linee culturali sia nell’attività di ricerca.
|